Mancano circa tre mesi all’uscita di The Batman e di colpo il mio interesse per la pellicola è salito alle stelle. Merito di Batman: L’impostore, nuova miniserie dedicata al cavaliere oscuro affidata da DC Comics a Mattson Tomlin, sceneggiatore dell’imminente film diretto da Matt Reeves in uscita a inizio 2022. 

La chiave interpretativa scelta da Tomlin per la sua versione di Batman è quella del realismo: Bruce Wayne esce di notte combattere il crimine, ma le botte che riceve in cambio non sempre gli consentono di tornare a casa sulle sue gambe. Una notte, in particolare, riesce a mala pena a trascinarsi verso una delle mille luci della notte di Gotham, una finestra oltre la quale c’è una stanza a lui ben nota, quella della sua terapista. 

La donna lo ricuce e lo rimette in sesto, ma lo smaschera e lo riconosce, e a quel punto inchioda: ogni mattina all’alba dovrà farsi trovare nel suo studio per una seduta. La rottura del patto la costringerà a denunciare la sua identità alla polizia di Gotham, dove però non c’è nessun Gordon pronto a difenderlo. 

Il distacco dall’universo narrativo classico di Batman si accumula una piccola differenza alla volta. Dettagli, distanze, discrepanze a cui Tomlin fa cenno quasi distrattamente attraverso i suoi personaggi, ma che nel giro di qualche pagina si accumulano e costruiscono un mondo nuovo in cui per Batman è molto più complicato muoversi. 

La Gotham di Batman: L’impostore, quella che conta, non è particolarmente contenta del fatto che ci sia un vigilante mascherato a piede libero per i tetti e decide di disfarsene. Come? Sguinzagliando per la notte di Gotham un altro Batman, identico nell’aspetto, ma molto più brutale nell’approccio, capace di giustiziare una manciata di criminali a notte e lasciare tracce abbastanza evidenti affinché chiunque riconosca la sua mano. 

Scostandosi un poco dalla linea di narrazione canonica, Tomlin riesce a mettere su carta una storia fresca e imprevedibile, che nega al lettore riferimenti e zone di confort, ma lo costringe anzi a tuffarli in uno stato di costante apprensione per il destino del protettore di Gotham, privato di quelle ancore di salvataggio fumettistiche a cui l’abbiamo visto più volte aggrapparsi. 

Per dare vita a questo nuovo bat-universo tetro, freddo e immerso nel reale non c’era artista migliore di Andrea Sorrentino, ormai una superstar del fumetto USA (al punto da aver creato un nuovo universo horror con Jeff Lemire). Il realismo basato su riferimenti fotografici di Sorrentino è perfetto per rendere la durezza della brutta storia in cui Bruce Wayne si è cacciato per mano di Tomlin. Nelle tavole dell’artista italiano una gabbia più rigorosa, utilizzata per raccontare gli eventi mentre si svolgono, si alterna alle ormai abituali sperimentazioni grafiche fatte di enormi onomatopee e composizioni narrative che rompono gli schemi, in cui Sorrentino inserisce i fatti raccontanti dai protagonisti. 

Nonostante l’abbondanza di dettagli e tavole spesso costruite secondo schemi piuttosto complessi, la lettura risulta sempre molto chiara. Merito del tratto preciso di Sorrentino e del sapiente uso del colore di Jordie Bellaire che fa un abbondante ricorso ai toni piatti, ma allo stesso tempo è in grado di illuminare la scena con la navigata maestria di un direttore della fotografia. Le luci fredde e bianche del commissariato di Gotham lasciano spazio al blu/viola notturno che vira al rosso quando l’azione si sposta nello studio della dott.ssa Thompkins e fuori dall’ampia finestra l’alba inizia a diffondere la sua luce sopra i grattacieli. Dettagli, come la patina rossa sopra la ricostruzione della notte in cui Bruce Wayne è quasi morto, che lavorano in concerto con sceneggiatura e matite, conferendo a Batman: L’impostore un look perfettamente riconducibile ai lavori di Andrea Sorrentino, eppure a suo modo unico, come filtrato attraverso la lente estetica di un poliziesco di fine ’70. 

Con due dei tre capitoli disponibili ormai agli archivi (in contemporanea con gli USA, politica che Panini sta tenendo sempre più spesso), Batman: L’impostore si avvia verso un finale che sarà determinante per fissare il reale valore dell’opera di scrittura di Tomlin. Fino a questo momento, però, lo scrittore cinematografico prestato al cinema ha orchestrato un crescendo inatteso, in cui la costruzione di questo universo ignoto eppure familiare è stata realizzata accumulando piccole tessere una vicina all’altra, come in un mosaico, tessendo al contempo la tela della tensione. Al di là di ciò che potrà succedere nelle prossime 40 pagine conclusive, questa è una versione di Batman che sarebbe molto interessante vedere approfondita in futuro, anche solo per poter ammirare ancora un poco la Gotham di Andrea Sorrentino. 

 

 

 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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